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Elopement. Why not?

Non tutte ma una buona percentuale di noi donne in un momento storico della vita si è ritrovata a sognare la fatidica proposta.

Il momento romantico per eccellenza nel quale lui si inginocchia, apre la scatolina di velluto blu ( non chiedetemi perché blu ma io la immagino così ed ora che ci penso andrebbe anche molto bene color Tiffany) e finalmente dice: ”Mi vuoi sposare?”

Lo so, ho scritto un concetto privo di punteggiatura ma proprio per farvi comprendere quanto caos ci sia nella mia testa artistoide! Calcolando, quindi, che la lettura di questo articolo sarà un vera e propria prova di forza fisica, comprenderò il vostro desistere e non voler proseguire.

Tornando alla proposta! Esperienza mai vissuta personalmente, ci tengo a precisarlo e a comunicarlo a gran voce al mio principe azzurro lievemente in ritardo con i tempi.

Devo decisamente smetterla di utilizzare questo blog come se fosse il mio diario personale, l’uso promiscuo funziona incredibilmente anche da sfogo terapeutico ma purtroppo fa sì che nella lettura in effetti ci siano sbalzi temporali non indifferenti ed il problema è che non lo leggerò soltanto io…

Sto ragionando se sia autolesionista pubblicare qualcosa di simile, probabilmente sì ma in questo periodo (come se fossi una sopravvissuta da un disastro nucleare) ho preso coscienza del fatto che rispettare la propria natura sia la cosa basilare nella nostra esistenza avvalorando peraltro ogni nostra azione. Quindi fedele al mio mantra proseguo come un vero kamikaze.

IF

Ritorniamo all’emozione della fatidica proposta! Emozione condivisa con i miei sposi ai quali spesso la organizzo e, successivamente, con le mie care spose generalmente super smaniose di iniziare i preparativi.

C’è chi ha sempre sognato un matrimonio da favola disneyana e chi invece sogna dalla notte dei tempi di togliersi le scarpe e correre felice con il futuro marito su una spiaggia bianca urlando ai quattro venti la fatidica frase “sì, lo voglio!”.

Scelta così tanto intima e personale da esser poco giudicabile, detto ciò però che ne dite di valutare insieme pro e contro delle differenti scelte?

In Italia siamo ancora molto legati al concetto di matrimonio numeroso nel quale dimostrare anche il potenziale economico della famiglia degli sposi.  Stiamo parlando di un’ usanza prettamente legata ad antiche tradizioni  ma tuttora  preservate soprattutto in alcune regioni del nostro tanto amato Paese.

Generalmente le famiglie degli  sposi vengono coinvolte a tutto tondo nell’organizzazione (e non potete immaginare l’impegno quotidiano nel tentativo di mediare fra i diversi gusti dei familiari senza urtare la sensibilità altrui).

Ci sono quindi tutta una serie di tradizioni che portiamo avanti di generazione in generazione che dovremmo rispettare. Cosa paga la madre dello sposo, cosa invece la famiglia della sposa, il rituale della consegna delle buste, l’accessorio blu e potrei andar avanti a lungo ma son convinta voi siate informate quanto me sull’argomento.

Ve ne voglio soltanto menzionare una proprio perché ormai poco seguita ma che mi fa sempre sorridere: lo sapete che una tradizione legata prettamente alle regioni meridionali italiane vuole che la sposa indossi il velo la cui lunghezza sia commisurata agli anni di fidanzamento?

Ad ogni anno corrisponde un metro, questo vuol dire che tanto più lungo è il velo, tanti più saranno gli anni che la giovane avrà atteso prima di compiere il grande passo.

Subisco il fascino delle vecchie tradizioni popolari legate al rito del matrimonio, per questo non mi sento di poter dire che la mia preferenza verta su delle nozze meno convenzionali. Credo semmai che, per ogni fascia d’età degli sposi, sia una questione di buon gusto scegliere una tipologia di ricevimento più o meno sobria.

Oggi peraltro voglio parlarvi di quelle coppie che prediligono sposarsi mantenendo la propria autonomia, aspettando forse  un po’ di più prima di convolare a nozze ed avendo budget a disposizione a volte inferiori  rispetto ai tradizionali matrimoni ai quali siamo abituati.

Nell’ottica di matrimoni meno convenzionali si apre una parentesi molto vasta: elopement, micro wedding e pop-up wedding.

Più di un anno fa insieme al mio team ci siamo divertite a camminare per le strade principali della nostra amata città, Roma, ed abbiamo chiesto a delle coppie se conoscessero il significato della parola elopement. Gli stranieri sono stati sicuramente più “sul pezzo”, in quanto usanza diffusa, mentre le coppie italiane brancolavano nel buio.

Elopement??? “Si mangia??” E ho detto tutto.

Tornando a noi, conoscete il significato di elopement? Partiamo dalle basi: to elope nel significato letterale vuol dire fuggire, scappare e non tornare al punto di origine.

Il termine è utilizzato per riferirsi a matrimoni intimi (sposo e sposa, stop!) in località romantiche o che riportino alla storia della coppia. Potrebbe essere il luogo nel quale si sono conosciuti, il viaggio del cuore o semplicemente un paesaggio naturalistico (una foresta,  una scogliera o qualsivoglia posto con un valore emozionale per la coppia).

Scene da film romantico insomma!

Qui sopraggiunge una prima differenza fra futuri sposi italiani e stranieri.

Generalmente noi italiani amiamo organizzare  elopement  in isole paradisiache in mezzo all’oceano. Immaginate distese di fiori, un abito bianco scivolato, piedi nudi, sabbia bianca, il suono delle onde che si infrangono sulla riva e la luce del tramonto.

Gli stranieri, invece, molto spesso prediligono l’Italia. E se vi dicessi che ci hanno anche chiesto di far da testimoni? Impossibile non emozionarsi!

Questa tipologia di matrimoni, a mio avviso, necessita dell’aiuto di una wedding planner proprio perché organizzati di sovente in località molto distanti e che prevedono un iter burocratico lievemente  più complesso, quindi le coppie non riescono in prima persona a seguire tutte le fasi dell’organizzazione.

Concludo lasciandovi come sempre una pillola di me (l’ennesima penserete ma i folli vanno assecondati).

Dovessi  chiudere gli occhi ed immaginare il mio matrimonio sicuramente mi vedrei in una valle in alta montagna, un prato ed una foresta di abeti secolari.

Un vestito  morbido e non ampio, un cardigan di lana spessa, scarpe rigorosamente basse, guanti ed un copricapo avvolgente e caldo.

Per il ricevimento una piccola baita, candele, camino  acceso, coperte con i cuoricini rossi o di pelliccia rigorosamente sintetica ed una conviviale tavolata imperiale nuda con le poche persone vicine al mio cuore.

Immagino un matrimonio intimo in mezzo alla natura incontaminata e rigorosamente in inverno e tu?

IF

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